Le bellezze panoramiche e paesaggistiche rappresentano l’identità di un territorio al pari della sua storia e delle bellezze artistiche e monumentali. I paesaggi naturali e i luoghi impreziositi dalle opere degli uomini caratterizzano profondamente un territorio poiché rappresentano espressione di bellezze rare, integrazione di beni unici e sviluppo di culture e tradizioni tipiche. Per vivere pienamente un territorio, dunque, è necessario soffermarsi ad ammirare anche le sue bellezze paesaggistiche affinché si possa godere pienamente delle sensazioni e delle emozioni che esse ci evocano. La costa del golfo di Termini Imerese è caratterizzata da alcuni paesaggi naturali ed antropici pieni di fascino e bellezza da dover necessariamente essere sottoposti all’attenzione del visitatore.
Nelle pietre dei castelli sono incisi secoli di storia poiché tanti sono gli invasori che si sono succeduti e attraverso gli edifici hanno lasciato un segno del loro passaggio. I Castelli medioevali edificati sulla costa avevano il compito di difendere le borgate marinare e le attività produttive locali di cui le tonnare erano senz’altro le regine. Introdotta dagli arabi intorno all’anno 1000 e proseguita poi dagli spagnoli, la pesca con la tonnara per secoli ha giocato un ruolo fondamentale nell’economia dell’intera costa siciliana. Con il termine “tonnara” si intende sia l'insieme di reti particolarmente conformate che vengono usate per la pesca del tonno rosso sia il luogo in cui si usa la pratica della mattanza ovvero un antico e tradizionale metodo di pesca del tonno rosso. Per un popolo che vive dei prodotti del mare, pescare non è soltanto un lavoro ma un modo di vivere, se non addirittura la condizione stessa dell’esistenza. Per tali ragioni, dunque, oltre al valore monumentale e paesaggistico tali luoghi esprimono anche l’anima e l’essenza di un popolo.
Il paesaggio costiero siciliano è impreziosito dalla presenza di numerose torri che la tradizione suole chiamare “torri saracene” ma che in realtà furono costruite tra il XIII ed il XVI secolo al fine di proteggere la popolazione dalle scorrerie e dalle incursioni dei corsari turchi e barbareschi. Le più antiche torri costiere documentate risalgono al XIII e XIV secolo e, nonostante la pratica di accendere fuochi o produrre fumo per segnalare l’avvicinarsi del nemico sia un pratica ben più antica, è tra il XVI ed il XV secolo che la costruzione di torri di avvistamento diventa sempre più vitale a causa della costante minaccia corsara proveniente soprattutto dalla Tunisia. Agli inizi del XVI secolo la tradizionale minaccia barbaresca confluisce nell’espansionismo turco e la Sicilia diventa il fronte avanzato della potenza ispano-asburgica nel Mediterraneo. Ciò ha comportato una intensa attività di fortificazione delle principali città portuali e successivamente alla costruzione di ulteriori torri costiere, ma sarà per volere del viceré Marco Antonio Colonna che viene varato un piano organico per la realizzazione di una catena di torri lungo gli oltre mille chilometri di coste siciliane al fine di scrutare il mare e comunicare con le torri adiacenti. Sorgono così, tra la fine del cinquecento e gli inizi del seicento, una quarantina di “torri di Deputazione” nelle quali si sono avvicendate generazioni di guardiani (‘torrari’) il cui compito era la sorveglianza del mare e della costa, l’attivazione dei vari sistemi di allarme (fuochi, fumi, spari, esposizione e rimozione di appositi segnali) e, in caso di attacco nemico, la difesa attiva. Oltre a tale catena di torri costiere, ne furono costruite altre a propria cura e spese da città, privati e feudatari a guardia di passi stradali, colture ed impianti produttivi quali tonnare e ‘trappeti’ da zucchero. Attualmente alcune torri versano in condizioni rovinose o non sono più esistenti ma è ancora possibile ammirare la maggior parte di esse e rivivere così la storia del territorio.
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